Nutrizione integrata

Prevenzione oncologica

La parola “tumore” ad oggi spaventa chiunque.

Oggi gli studiosi, hanno reso la prevenzione un’arma efficace contro questa terribile malattia. L’aspetto più interessante, sottolineato anche dall’AIRC (L’Associazione italiana per la ricerca sul cancro), è l’aver compreso che le misure di prevenzione non sono limitate solo alle fasi che precedono la comparsa della malattia (la cosiddetta prevenzione primaria), ma possono essere applicate con successo anche quando la malattia si è già manifestata (prevenzione secondaria e terziaria).

Nonostante le statistiche diano il cancro come malattia sempre più diffusa, si stima che nell’immediato futuro circa il 30% dei tumori possa essere scongiurato o limitato attraverso comportamenti più salubri (smettere di fumare, alimentarsi in modo sano ed equilibrato) e sottoponendosi con regolarità a visite ed esami di screening.

Una corretta alimentazione può ridurre il rischio individuale di contrarre il cancro, un male che colpisce al giorno d’oggi sempre più persone. Le statistiche in aumento derivano dal prolungarsi dell’aspettativa di vita, certo, ma anche da un tenore di vita sempre meno salutare (alimentazione, smog, stress).

L’insorgere di forme tumorali è determinato quindi da un non corretto stile di vita, e perciò anche da una alimentazione squilibrata, oltre che dalla predisposizione genetica.

L’obiettivo di tutte le strategie di prevenzione è la riduzione del rischio e quindi della mortalità per cancro. Per questo la nostra equipe, attraverso un percorso di Nutrizione Calibrata è in grado di stabilire un regime di vita sano, specifico a seconda delle caratteristiche del paziente, al fine di integrare l’approccio terapeutico alla patologia oncologica.

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Prevenzione malattie neurodegenerative

Con il termine malattie neurodegenerative si indica un insieme di patologie che colpiscono il sistema nervoso centrale. Tali patologie sono accomunate da un processo cronico e selettivo di morte cellulare dei neuroni in determinate aree del cervello. Le più conosciute sono l’Alzheimer e il Parkinson, così come la malattia di Huntington e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).

A seconda del tipo di malattia, il deterioramento neuronale può comportare gravi deficit cognitivi, demenza, alterazioni motorie, disturbi comportamentali e psicologici.

L’insorgere di malattie neurodegenerative è strettamente legato, oltre che ad una predisposizione genetica, soprattutto a fattori di rischio ambientali, quali sono il fumo, il consumo di droghe, la cattiva alimentazione, il breve minutaggio settimanale dedicato all’esercizio fisico.

Anche se si tratta di malattie progressive e irreversibili, per cui ancora non è stata rilevata una terapia efficace, un aiuto in questo senso può giungere attraverso una corretta prevenzione.

La nostra equipe medica ha messo a punto un protocollo di lavoro personalizzato che si basa sui dati scientifici di più recente acquisizione, al fine di migliorare la prevenzione verso tali gravi patologie.

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Sindrome metabolica

La sindrome metabolica (detta anche sindrome da insulino resistenza) è uno stato clinico dato dalla contemporanea presenza di almeno tre alterazioni metaboliche ed emodinamiche. Una combinazione pericolosa di alcuni fattori di rischio cardiovascolare che, correlati tra loro, e unitamente a valori del sangue fuori norma, è in grado di aumentare il rischio per ogni individuo di rimanere vittima di infarto e ictus (ma anche di contrarre specifiche forme tumorali).

L’aspetto più allarmante è dato dal fatto che la maggior parte delle persone affette da sindrome metabolica gode, in apparenza, di buona salute. Tale sindrome, in sostanza, non presenta nella maggior parte dei casi alcuna manifesta sintomatologia.

La sindrome metabolica colpisce circa il 40% degli adulti al di sopra dei 50-60 anni. Un dato, questo, destinato ad aumentare a causa del fenomeno in crescendo dell’obesità infantile.

Il fattore di rischio più importante, quindi, è il sovrappeso: esso è direttamente proporzionale alla possibilità di soffrire di una tale sindrome.

Come contrastare una sindrome subdola come quella metabolica? La risposta a tale problema è da ricercare in un’informazione corretta, in un costante monitoraggio del proprio peso corporeo, in una maggiore attività fisica ed un miglioramento del proprio stile di vita in generale.

Il nostro team offre il proprio supporto nell’individuazione di uno stile di vita attivo, a cominciare proprio dalla proposta di una dieta personalizzata che utilizzi il Metodo Molecolare della Nutrizione Calibrata, un approccio altamente innovativo che nasce dall’idea che il calcolo delle calorie infatti sia superato e che siano invece le molecole contenute negli alimenti ad agire sulla modulazione metabolica del corpo umano.

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Dislipidemia

La dislipidemia è un’alterazione qualitativa o quantitativa dei lipidi nel sangue che può condurre, nel tempo, ad un quadro clinico allarmante.

Un tasso ematico elevato di colesterolo (in particolare della sua frazione c.d. “cattiva”, l’LDL) costituisce, infatti, uno dei maggiori fattori di rischio di sviluppare l’aterosclerosi, con le relative complicazioni cardiovascolari gravi che ciò comporta: dalla cardiopatia ischemica all’infarto del miocardio, passando per la vasculopatia cerebrale e periferica.

Le cause possono essere primitive (ossia genetiche) o secondarie, dettate cioè dalle abitudini comportamentali dei soggetti. La diagnosi si effettua misurando i livelli plasmatici del colesterolo totale, dei trigliceridi e delle singole lipoproteine.

Una dei fattori di sviluppo più frequenti nella formazione di dislipidemie è l’alterazione del processo di regolazione del metabolismo dei lipidi. Tale condizione è alla base della riduzione della sintesi epatica di colesterolo, che si manifesta quando l’apporto alimentare di grassi, soprattutto di origine animale, aumenta.

I maggiori rischi delle dislipidemie sono legati ai depositi di materiale ateromatoso all’interno delle arterie dei vari distretti dell’organismo. In assenza di misure preventive e/o curative tese a ridurre la colesterolemia e ad escludere altri fattori di rischio, il progressivo aumento di dimensioni e di numero di queste placche ricche di colesterolo, trigliceridi, calcio, piastrine e altre cellule, riduce progressivamente i condotti dei vasi interessati fino a ostacolare il flusso ematico al loro interno. Ne consegue una sofferenza ischemica di vario grado degli organi colpiti fino, nei casi più gravi a sindromi gravi quali infarto o ictus.

È importante, quindi, agire per tempo, attivandosi in una prevenzione concreta. Noi siamo in grado di stabilire con esattezza il profilo di rischio del paziente sulla base del quale si delinea un percorso di prevenzione.

La principale indicazione per il trattamento della dislipidemia è, di conseguenza, la prevenzione della malattia aterosclerotica cardiovascolare. Una strategia calibrata per il controllo dei livelli lipidici, delle anormalità metaboliche associate e dei fattori di rischio modificabili deve basarsi, per prima cosa, sull’educazione del paziente e sul cambiamento del suo stile di vita.

Il Metodo Molecolare della Nutrizione Calibrata mira a ridurre il rischio di incorrere in tali patologie, dal momento che l’interazione nutrienti-organismo definisce l’equilibrio individuale tra stato di salute e di malattia.

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Ipertensione

L’ipertensione, o ipertensione arteriosa, è una condizione patologica caratterizzata dalla presenza costante – non occasionale – di livelli pressori a riposo superiori alla normalità. In gergo viene definito come un disturbo della pressione sanguigna (la cosiddetta “pressione alta”).

L’ipertensione arteriosa aumenta in maniera esponenziale la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari. Secondo i dati diffusi dalla SIIA (Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa), circa 15 milioni di italiani soffrono di ipertensione arteriosa.

A causa della silenziosità sintomatica di tale disturbo, solo la metà delle persone che ne soffre è consapevole di una tale condizione. Ciò perché di rado l’ipertensione si manifesta con palpitazioni, vertigini, cefalea, nervosismo, stanchezza, ronzii, fosfeni (lampi di luce) e altri disturbi visivi.

Esistono condizioni o fattori di rischio che possono predisporre allo sviluppo di ipertensione: fra questi l’età, il fumo, il grasso in eccesso, la sedentarietà, l’ipercolesterolemia (livelli elevati di grassi nel sangue), il diabete, lo stress e la familiarità.

L’ipertensione arteriosa può essere scongiurata o, se precocemente diagnosticata, può essere controllata attraverso un cambiamento sostanziale delle abitudini di vita.

La nostra realtà permette al soggetto di programmare da zero un percorso personalizzato di revisione del regime alimentare, osservando le più moderne acquisizioni della scienza della nutrizione, in grado di identificare le molecole nutrizionali che possano diminuire il rischio dell’ipertensione in individui affetti dalla patologia.

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Diabete

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata da livelli di zucchero (glucosio) nel sangue più elevati rispetto alla norma (iperglicemia), a causa di un’inadeguata (o assente) produzione dell’ormone insulina (diabete di tipo 1 o DM1) o di una scarsa capacità dei tessuti di utilizzare l’insulina stessa (diabete di tipo 2 o DM2).

Trattasi di malattia piuttosto comune, che interessa in Italia oltre il 5% della popolazione. Tradotto, più di 3 milioni di italiani soffrono di diabete.

Al giorno d’oggi il diabete, pur essendo una malattia curabile, rappresenta l’anticamera di patologie ancora più gravi, vedasi quelle cardiovascolari. Nei soggetti affetti da diabete il rischio di morire per problemi cardiaci è da 2 a 4 volte superiore rispetto ad una persona sana.

È possibile, però, prevenire il diabete di tipo 2 (mentre quello di tipo 1 resta imprevedibile e non scongiurabile in modo netto), riducendo drasticamente anche il rischio di sviluppare ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e altri fattori di rischio per l’apparato cardiovascolare.

Un frequente monitoraggio della glicemia, della pressione arteriosa e del profilo dei grassi del sangue (in primis del colesterolo) sono in grado di ridurre le possibilità di contrarre il diabete.

È necessario individuare un regime attivo di prevenzione basato sulla sinergia tra diversi fattori, tra cui l’osservanza di una dieta bilanciata e una maggiore attenzione per l’attività fisica.

Un approccio innovativo, nell’ambito delle strategie di prevenzione, è quello offerto dal Metodo Molecolare della Nutrizione Calibrata, necessario per una dieta personalizzata che tenga conto, oltre che dell’apporto calorico del cibo – anche delle caratteristiche individuali della persona e della composizione molecolare degli alimenti, in virtù dello stretta connessione tra principio nutritivo dell’alimento ed informazione data all’organismo.

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Autoimmunità

L’autoimmunità è una reazione del sistema di difesa del proprio corpo (sistema immunitario) che non riconoscendo più come propri i tessuti e le cellule di cui è composto l’organismo, li attacca.

Le malattie causate da una risposta autoimmune sono più di ottanta e possono interessare quasi ogni parte del corpo.

Alcuni esempi di malattie autoimmuni sono:

  • Morbo di Addison
  • Spondilite Anchilosante
  • Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi
  • Epatite Autoimmune
  • Celiachia
  • Morbo di Graves
  • Sindrome di Guillain-Barre
  • Tiroidite di Hashimoto
  • Malattie croniche intestinali
  • Sclerosi multipla
  • Miastenia Grave
  • Anemia Perniciosa
  • Cirrosi delle vie biliari primarie, Colangite Sclerosante
  • Artrite Reattiva/ sindrome di Reiter
  • Artrite Reumatoide e artrite giovanile
  • Sarcoidosi
  • Scleroderma
  • Sindrome di Sjögren
  • Lupus Eritematoso Sistemico (LES)
  • Diabete Mellito di tipo 1
  • Vasculite

Esiste una stretta relazione tra tutte le malattie autoimmuni e l’alimentazione.

Un aspetto centrale, in questo senso, è la relazione diretta tra l’aumento di una particolare citochina infiammatoria, il BAFF, e l’induzione e il mantenimento di molte patologie autoimmuni, a partire dalle tiroiditi per arrivare all’artrite reumatoide e alle malattie infiammatorie intestinali.

Il BAFF è una proteina che si innalza per diversi motivi, ma uno di questi è il cibo, quando è assunto in eccesso o in modo sistematicamente ripetitivo.

Lo studio della infiammazione da cibo e l’impostazione di una dieta che rispetti poi il profilo alimentare personale possono contribuire positivamente alla riduzione del BAFF (e di altre citochine come il PAF) e contribuire al trattamento clinico delle malattie, affiancandosi alle terapie in atto.

Dalla Malattia di Crohn alla Colite Ulcerativa, passando per le Tiroiditi (non solo quella di Hashimoto) e sicuramente in caso di Artrite, gran parte dei sintomi, in moltissimi casi possono essere gestiti attraverso lo studio personalizzato ed il successivo intervento sull’alimentazione e sullo stile di vita.

I nostri centri sono specializzati in percorsi personalizzati che si occupano della relazione tra malattie autoimmuni e alimentazione. La nostra proposta di un approccio dietetico personalizzato applica il Metodo Molecolare della Nutrizione Calibrata, consentendo un accurato profilo nutrizionale per la persona in relazione al quadro clinico riscontrato.

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Patologie dermatologiche

Le malattie che colpiscono la pelle possono essere invalidanti, oltre che da un punto di vista strettamente salutare, anche sotto l’aspetto estetico.

Studi scientifici sempre più numerosi testimoniano l’importanza di un’alimentazione sana ed equilibrata per preservare l’epidermide e addirittura prevenire e trattare alcune patologie dermatologiche

Due nuove realtà scientifiche indirizzano ormai la medicina nel concretizzare una sempre più efficace strategia preventiva: l’Epigenetica e il Microbiota Intestinale.

Entrambe le discipline puntano l’attenzione al forte legame che sussiste tra la salute – in particolar modo quella della pelle – e l’alimentazione.

Esistono patologie cutanee nelle quali gli alimenti giocano un ruolo decisivo per via della loro composizione chimica, delle modificazioni indotte dalla cottura e della risposta del nostro organismo alla loro assunzione.

La tecnologia all’interno dei nostri centri permette di pianificare una terapia dietetica nei pazienti affetti da disturbi dermatologici (o un programma nutrizionale personalizzato per chi è interessato a prevenire tali patologie) che tenga conto delle caratteristiche cliniche-molecolari del paziente e le relative componenti nutrizionali di cui necessita il suo specifico stato clinico cellulare.

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Stipsi

La stipsi o stitichezza e’un sintomo che può insorgere a causa di svariate alterazioni organiche o funzionali dell’intestino. Altre volte, all’origine della stitichezza vi sono delle malattie che interferiscono solo indirettamente con la funzionalità intestinale ( coma il diabete, l’ipotiroidismo ecc.).

Quando una persona soffre di stitichezza riporta un ritardo o un insufficienza nell’evacuazione delle feci. Si tratta comunque di sensazioni soggettive che variano spesso in maniera soggettiva. Da un punto di vista medico si parla di stitichezza quando nell’ultimo anno una persona ha sofferto di almeno due dei seguenti sintomi per almeno 12 settimane, non necessariamente consecutive (cioè nel 25% dei casi):

  • ridotto numero di evacuazioni settimanali (<2)
  • difficoltà e sforzo nell’evacuare
  • presenza di feci dure, caprine o nastriformi
  • sensazione di blocco/ostruzione anorettale
  • aiuto manuale (svuotamento manuale, compressione sulla parete posteriore della vagina)

All’interno dei nostri centri è possibile intervenire e trattare il disturbo in maniera individualizzata, grazie anche all’utilizzo di tecnologie evolute a disposizione.

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Cos’è l’infiammazione Cronica di Basso Grado

L’infiammazione Cronica Sistemica di Basso Grado è una condizione patologica diffusa ed in continuo aumento, legata a nuovi stili di vita e a inquinamento ambientale.

Si tratta di un processo infiammatorio sistemico fortemente correlato con il tipo di alimentazione (l’eccessiva assunzione calorica, l’acidosi metabolica latente, l’eccessiva produzione di insulina, la disbiosi intestinale e la carenza di fibre, lo squilibrio omega 3/omega 6), scarsa/assente attività fisica, stress e alterazione dei ritmi biologici.

L’infiammazione cronica sistemica di basso grado si manifesta con una costellazione di segni e sintomi aspecifici (sovente interpretati come “fisiologiche” manifestazioni dell’invecchiamento) che includono astenia, sonnolenza diurna, insonnia notturna, irritabilità, difficoltà di concentrazione, ecc. ecc.

Nel tempo, la sua mancata risoluzione, promuove numerose patologie comprendendo l’obesità, il diabete tipo 2, le neoplasie maligne e le malattie neurodegenerative (in particolare la malattia di Alzheimer, Sclerosi Multipla e Morbo di Parkinson). Coinvolge infatti il connettivo e le cellule di tutti i tessuti e organi del nostro corpo: dal sistema nervoso alla cute, dal sistema respiratorio a quello immunitario.

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Come contrastare l’infiammazione Cronica Sistemica di Basso Grado

Per contrastare efficacemente l’infiammazione cronica sistemica di basso grado, ed eliminare disturbi presenti da mesi o anni, basterebbe applicare alcuni accorgimenti al nostro stile di vita.

I principali consistono nel cambiamento della propria dieta alimentare, lo svolgimento costante di una moderata attività fisica di tipo aerobico ed una miglior gestione dello stress.